LA TECNICA BIDIMENSIONALE
DI ANTHONY A. GIANELLY

boston

Il Prof. Anthony A. Gianelly si è laureato in Medicina, Biochimica e Odontoiatria. E' stato professore ricercatore di Biochimica dal 1969. E' diventato a soli 31 anni Direttore del Dipartimento di Ortodonzia della Boston University. E' stato capo della Orthodontic Section dell'University Hospital della Boston University e consulente dell'American Journal of Orthodontic con al suo attivo più di 50 pubblicazioni. E' stato coautore di due libri «Biologic Bases of Orthodontics » e « Ortodonzia: concetti pratici » ed autore del testo « Tecnica Bidimensionale teoria e pratica » . La sua lunga esperienza e profonda conoscenza dell'ortodonzia ne hanno fatto una delle maggiori autorità in campo internazionale. 

Riuscire a controllare efficacemente l'ancoraggio in alcuni settori di un'arcata ed al contempo favorire il movimento dentale in altri distretti della stessa arcata, è sempre stato per le varie tecniche ortodontiche uno dei problemi più delicati e difficoltosi.

Nella tecnica Edgewise in particolare, per mantenere ancoraggio alcuni A.A. utilizzano fili di grossa sezione che, entrando a tutto spessore negli slots orizzontali degli attacchi, provocano una notevole frizione e non consentono lo scorrimento dei denti lungo il filo. La chiusura degli spazi, quindi, si ottiene modellando sul filo delle anse di chiusura che, attivate, spostano filo e denti contemporaneamente.

Il Prof. Gianelly, mirando costantemente ad ottenere il massimo controllo dell'ancoraggio e, allo stesso tempo, ad avere facilità di movimento dei denti, senza dover ricorrere alle anse di chiusura, ha nel corso degli anni apportato una serie di modifiche alla tecnica Edgewise standard fino a codificare una metodica cui è stato dato il nome di "Tecnica Bidimensionale".

Il punto di partenza di questa tecnica fu quello di trovare un sistema che garantisse il più possibile il mantenimento dell'ancoraggio massimo in una zona assai critica sotto questo aspetto, e cioè, il settore anteriore dell'arcata inferiore; condizione che si presenta nella pratica quotidiana nei casi estrattivi, quando, dopo aver risolto l'affollamento, si vuole chiudere lo spazio residuo delle estrazioni con la sola mesializzazione del gruppo premolare-molare, senza modificare la posizione del gruppo canini-incisivi.

Fino al 1982, questa situazione veniva risolta dall'Autore utilizzando come ancoraggio le molle di uprighting inserite nello slot verticale dei brackets dei canini inferiori. Questo sistema, tuttavia, non risultava completamente affidabile, perchè la forza di reazione dell'elastico di I classe, teso dal molare al canino, veniva sopportata da un solo elemento dentale.

Il Prof. Gianelly pensò quindi di applicare una coppia di forze (torque corono-vestibolare) anche sui quattro incisivi, per sfruttare tutto il settore frontale come un'unica unità di ancoraggio.

A tal fine utilizzò un filo rettangolare di sezione 0.022 x 0.016 che, opportunamente modellato con una torsione di 90° distalmente ai laterali, impiegato con attacchi Edgewise standard, con slot di sezione 0.022 x 0.028, consentiva di conciliare le due necessità: avere un filo che, entrando a "tutto spessore" negli attacchi degli incisivi, dava la possibilità di applicare su di essi un torque efficace, ed avere un filo "sottodimensionato" nei settori latero-posteriori, che creando meno frizione, permetteva un più facile scorrimento dei brackets dei premolari e molari lungo il filo stesso.

Nell'arcata posteriore, nella fase di arretramento del gruppo frontale, volendo evitare l'inserimento sul filo delle anse di chiusura, ed utilizzare elastici di I classe per la chiusura degli spazi, si presentavano le stesse difficoltà: controllo radicolare anteriore e facilità di scorrimento posteriore.

L'arco con le caratteristiche suddette, pur se inizialmente concepito per l'arcata inferiore, ben si prestava ad ottemperare a queste richieste per cui si utilizzò sistematicamente anche nell'arcata superiore. Nasceva così la tecnica del "Filo Bidimensionale". 
Inseguendo sempre l'obiettivo di semplificare la modellazione dei fili, nel 1985, l'Autore abbandonò il filo di sezione 0.022 x 0.016 con la torsione di 90° ed introdusse la "bidimensionalità" negli attacchi.

La nuova metodica prevedeva l'impiego, nel distretto incisivo, di brackets con slot 0.018 x 0.025, brackets Edgewise standard su tutti gli altri denti e come filo, nelle fasi suddette del trattamento, un filo di sezione 0.018 x 0.022. Venivano così ugualmente rispettate quelle esigenze originarie di avere nel settore anteriore efficace controllo tridimensionale e nei settori posteriori grande facilità di scorrimento ed allo stesso tempo, una sensibile riduzione dei tempi operativi per la modellazione degli archi. Si passava così dal "Filo Bidimensionale" all’ attuale "Tecnica Bidimensionale".
Franco Giancotti 
Oswald Richter